Abolizione della Tasi, i dirigenti quelli che ci guadagnano di più
Secondo uno studio della Cgia di Mestre è questa la categoria di lavoratori che più beneficerà della detassazione sulla prima casa. L’esenzione comunque andrà a dare sollievo al 78% degli italiani.
Stefania Aoi
Ancora uno sforzo e la tassa sulla prima casa non sarà più da pagare. Se il prossimo 16 dicembre gli italiani dovranno versare la seconda rata del tributo per l’anno in corso (in media attorno ai 100 euro), dal 2016 sarà esenzione. Ma quali cittadini beneficeranno maggiormente di questo sgravio?
“Se si guarda alle categorie di lavoratori, saranno i dirigenti”, afferma Paolo Zabeo, coordinatore dell’ufficio studi della Cgia di Mestre. Quasi 9 manager su dieci sono proprietari di prima casa, contro 5 operai su dieci. È quanto emerso da uno studio realizzato dall’associazione degli artigiani che ha sviscerato i numeri. E ha riscontrato che, seppur meno numerose, sul totale della popolazione, le famiglie dei manager sono quelle che possiedono più prime case di proprietà.
La tanto discussa abolizione della Tasi sarà comunque un sollievo per il 78 per cento circa delle famiglie del Bel Paese. E soprattutto per i pensionati: oggi, su dieci proprietari di prima casa, quattro appartengono a questa categoria, 2 sono invece impiegati, altri 2 operai e infine 2 sono dirigenti, imprenditori o lavoratori autonomi. Non ne beneficeranno i proprietari di un immobile di lusso.La detassazione avrà ricadute diverse anche in base alle regioni a cui si guarda. Il più alto tasso di famiglie con abitazioni di proprietà si trova infatti in Sardegna e in Molise, entrambe con il 77,1 per cento di case sul totale della popolazione locale. Seguono il Friuli Venezia Giulia (76,8 per cento), le Marche (76,1 per cento) e il Veneto (76 per cento). Quelle dove l’incidenza dei proprietari è inferiore sono la Liguria (69,1 per cento), la Valle d’Aosta (65,6 per cento) e infine la Campania (61,9 per cento).
Se dopo il 16 dicembre la Tasi sulla prima casa sarà solo un ricordo, rimarrà invece da pagare la tassa sulla seconda casa. Che solo a fine anno – spiegano da Cgia - costerà intorno ai 450 euro, a saldo della seconda rata. “Se in passato avere due abitazioni era un lusso, ormai – spiega il coordinatore dell’Ufficio studi dell’associazione - sono sempre più frequenti i casi in cui ad essere proprietarie di una seconda casa non sono famiglie facoltose, bensì semplici cittadini che hanno ereditato l’abitazione dei genitori”. Senza contare che oggi molte persone finiscono per doversi spostare per motivi di lavoro in altre regioni. “Abitando in una nuova casa in affitto – afferma Zabeo - sono perciò costretti a pagare l’Imu nel primo caso e la Tasi sull’abitazione del paese natio che nel frattempo è diventata seconda casa. Sarebbe opportuno che i sindaci, alleggerissero il carico fiscale per chi si trova in questa situazione”.
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